Sesta poesia della rubrica Poesia & Gargano. Pubblichiamo a scadenza regolare una poesia di un autore nato nel Gargano o che abbia avuto modo di transitare, soggiornare e conoscere il Gargano. In tal modo si intende rendere non un semplice omaggio alla nostra terra, portare l'attenzione sul modo di guardare questo pianeta, e ogni suo luogo, per abitare poeticamente il mondo, e farlo nostro.
LUIGI IANZANO
Amore de ferla
(inedita, 2016)
Prèta pe pprèta cogghie e annette frasche,
pe ssi sespónde me recogghie, e voschë
mersë e pendunë nghiane, me ngaforchie,
stocche dui cippe, ficche flebbe e nzurchie
fine, e më sckine, refrisckate e ruscë.
Nandë pe nandë sfrónne e scanze frusce,
mbétte ce chiatra se faveddë mbizze,
scanze, e lli sonne, tutte ssi bellizzë.
Cra, terra mija, t’arrija nijà,
ónna m’arrija puté ma’ ngemà?
Própia cqua, ónna la pugghia ngrapina,
nghiana l’amore e gghji’ me tròue ngima.
Sapore di ferula
Pietra dopo pietra colgo e mondo frasche,
fra questi sostegni mi ricompongo, e boschi
pendii e fondi rocciosi risalgo, mi rintano,
spezzo qualche stecco, lo inietto a mo’ di flebo e dormo
con goduria, e pienamente godo, ritemprato e roseo.
Passo dopo passo sfrondo e scosto fogliame,
il cuore si raggela se torno all’italiano,
se trascuro, poi la rimpiango, tanta bellezza.
Domani, terra mia, dovessi osare rinnegarti,
a quali lidi mai potrei aggrapparmi?
Proprio qui, dove la piana va inerpicandosi,
si intensificano i profumi ed io raggiungo le vette.
Hièttema
(da ‘Spija nGele’, 2016)
Mbréttene li détra la vetrina,
pare ché cë ménene a ngappà.
Jale e ppo l’annitte n’ata vòta
come si vulissë scangellà,
come si ammucciasse cacchéccòsa:
hiètteme ché jòchenë a ndrunà,
sàccura de sónne mbalienute,
sfringe sfritte ché ha’ da padijà.
Pigghia e scangellame n’ata vòta.
Affanno
Imbrattano le dita la porta a vetri,
sembra che prendano a rincorrersi.
Sbadigli e poi la ripulisci
come a voler cancellare,
come a celare qualcosa:
fiatoni che gareggiano a stordire,
sacchi di sonno ammuffito,
carne malcotta da digerire.
E così ricancelliamo.
Spija nGele
(da ‘Spija nGele’, 2016)
Spija ngele, papà, quanda stédde
ce tenne massera cumbagnìja
e quand’acriddë rìrene a nottë
tetecate da sta bbella luna.
Tutte, pa’, sta chembóste pe tté.
Ndinne. Ché lli fa si ddua e ddua
nón fanne sembe quatte, e lla mégghie
fijura alla mupégna te jabba,
te cavuceja, te mbrétta, e apprésse
vè la pucundrìja... ché lli fa?
Tu nón facenne lu scattevute.
Spija nGele, ti’ a mendë ché dicë:
tutte, pa’, ce chembónne ind’e tté.
Scruta il Cielo
Guarda in cielo, (caro di) papà,
quante stelle ci tengono stasera compagnia
e quanti grilli sorridono a notte fonda
solleticati da questa bella luna.
Tutto, papà, è così disposto per te.
Considera. Che importa se due più due
non farà sempre quattro, e la più affidabile
apparenza oltre ogni limite potrà ingannarti,
tradirti, imbrattarti, e di conseguenza
si ripresenterà la malinconia... che importa?
Tu non smettere di desiderare.
Scruta il Cielo, cogline il messaggio:
tutto, papà, si potrà ricomporre in te.
Luigi Ianzano vive sul Gargano, dove è nato nel 1975. Maturità classica, laurea in legge, docente di scienze giuridico-economiche. Dopo un primo romanzo giovanile e raccolte di versi in lingua, ha pubblicato in dialetto Taranda mannannera (2005), Come ce mbizza la cèreva (2007) e Spija nGele (2016); ha curato la silloge Fòchera mbétte mestecate (2011). Rilievi critici nell’Antologia curata da Francesco Granatiero, Dal Gargano all’Appennino le voci in dialetto (Sentieri meridiani, Foggia 2012); in Mariantonietta Di Sabato, Da Serrilli a Ianzano: un secolo di poesia garganica (Lunarionuovo 25/2008); in Incroci on line, Poesia e dialetti, Periferie. Ha promosso l’Officina letteraria La Putèca fra creativi nel dialetto di San Marco in Lamis.
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23-02-2021 Redazione
19-02-2021 Redazione